Onorevoli Colleghi! - La rete museale che con la presente proposta di legge si propone di istituire in alcune regioni italiane, con sedi coordinate, concorrerebbe ad accrescere gli strumenti di conoscenza delle presenze italiane nel mondo e ad arricchire le vie economiche, turistiche e culturali, attraverso cui si svolge il «pendolarismo» di milioni di italiani emigrati o dei loro discendenti fra i Paesi di residenza e il Paese d'origine.
      Lontana da ogni finalità celebrativa, retorica o folkloristica, la rete museale dell'emigrazione rientra nell'obiettivo di valorizzare la cultura e la storia del nostro Paese. È perciò struttura di documentazione, di elaborazione di studi e di ricerche, di promozione di incontri internazionali in Italia e all'estero, di interscambio culturale fra la comunità italiana in Italia e le comunità italiane all'estero, sia ai fini del reciproco interesse culturale ed economico, sia ai fini di una migliore conoscenza dell'Italia da parte degli stessi italiani nel mondo.
      Al centro del tema dell'emigrazione italiana all'estero c'è oggi la questione di una «nuova soggettività sociale, economica e politica» dei nostri emigranti, abbiano essi conservato o meno la cittadinanza italiana. La rete museale dell'emigrazione può essere uno strumento utile per rafforzare il legame fra gli emigrati e l'Italia e fra l'Italia e i suoi emigranti, un contenuto di conoscenze e quindi di cultura e di conseguente capacità di integrazione. Nella fenomenologia dei movimenti migratori mondiali, la creazione in Italia di una rete museale dell'emigrazione coinciderebbe con una fase in cui, pressoché ferme da noi le migrazioni interne dal sud al nord, il nostro Paese è soprattutto coinvolto nelle immigrazioni di altri popoli. L'immigrato viene spesso guardato con diffidenza, vediamo nascere prime conflittualità religiose e possibili conflitti etnici,

 

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l'asilo politico troppo spesso viene confuso con l'immigrazione clandestina. Queste minacce mettono a rischio l'integrazione, che è o dovrebbe essere la conclusione naturale di ogni movimento migratorio.
      Queste difficoltà, che oggi viviamo come Paese d'immigrazione, i nostri emigranti le hanno vissute, a loro volta, nei Paesi in cui trovarono accoglienza. Sicché lo studio della loro integrazione, in quei nuovi mondi, ci aiuterebbe a meglio affrontare i problemi delle immigrazioni di altre razze e culture nel nostro mondo e a capire le tendenze di lungo periodo del processo d'integrazione. Questa osservazione e questo studio dovrebbero essere precipui degli istituendi musei, tenendo anche conto delle modificazioni indotte, nei fenomeni migratori, dalla globalizzazione dell'economia e dell'informazione.
      Recenti studi sul fenomeno migratorio italiano hanno messo in luce che i caratteri dell'emigrazione italiana sono diversi tra le diverse regioni del Paese, sia nelle cause che hanno dato origine all'esodo che nelle vicende che hanno caratterizzato la storia delle diverse comunità nei Paesi di destinazione. Posto che l'istituzione di un solo museo nazionale, pur non escludendolo come elemento centrale di documentazione e di riferimento, difficilmente potrebbe rappresentare la complessità e la varietà del fenomeno e preso atto che oggi nel Paese esistono già diverse strutture museali operanti con finanziamenti pubblici o privati, e che altre strutture sono in fase di avanzata realizzazione o progettazione, appare quanto mai opportuno, sia sul piano scientifico sia su quello organizzativo, un raccordo istituzionale fra tutti i musei, istituiti e istituendi. Tale raccordo può essere assunto da una commissione scientifica che proficuamente potrebbe operare sotto l'egida del Ministro degli affari esteri.
      Appare altresì opportuno che i musei dell'emigrazione italiana, proprio per l'alto valore culturale e morale delle iniziative, possano fruire di appositi finanziamenti da parte dello Stato.
 

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